I Buoni Cugini Editori di Anna Squatrito
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Recensioni Guarda come si uccide
Recensione a cura di Massimo Minimo
"Guarda come si uccide" di Ivo Tiberio Ginevra è il nuovo thriller I Buoni Cugini Editori recensito da ThrillerPages
Due vicende apparentemente non collegate fra loro costituiscono la base di questo breve, intenso romanzo. Da un lato, un gruppetto di ragazzini si sfida in una prova di coraggio: entrare nelle pericolanti rovine di una vecchia clinica. Dall’altro, il figlio di un ex boss aspira a diventare un vero mafioso. All’inizio le due storie corrono parallelamente per poi incontrarsi, dando vita a un sorprendente finale.
Ambientato negli anni ’70 in un paesino siciliano, Guarda come si uccide è il terzo thriller scritto da Ivo Tiberio Ginevra, il primo pubblicato con la sua casa editrice I buoni cugini editori. Il romanzo segna la perdita dell’innocenza di un gruppo di amici, in particolare Calogero, costretto, suo malgrado, ad assistere a scene drammatiche.
L’intervento di una presenza quasi sovrannaturale, una sorta di deus ex machina volge la situazione a vantaggio dei “buoni”, dopo una serie incalzante di colpi di scena. Il tutto a conferma della bravura dell’autore, che quasi “si vanta” di non aver mai presentato un suo romanzo. Noi lettori cercheremo di fargli cambiare idea, che sia la volta buona?
https://thrillerpages.blogspot.com/2016/08/recensione-guarda-come-si-uccide-di-ivo.html#more
E’ il 1974. In un piccolo paese siciliano Don Pinuzzo è il miglior cliente del Bar Kennedy. Ha quarantasei anni, vive delle rendite che gli ha lasciato il padre, un uomo d’onore morto in prigione per non tradire un amico mafioso, e vorrebbe seguire il suo esempio, pensando che abbia vissuto in modo eroico e giusto. La mafia non si fida di lui perché è un chiacchierone e un perditempo.
Fuori dal paese c’è una vecchia clinica abbandonata , costruita dai nobili Arpazza, un edificio che sta in piedi per miracolo, dove un gruppo di ragazzini fa una prova di coraggio: devono entrare in quell’edificio sporco e pericolante e raggiungere il terzo piano, sfatando una leggenda di fantasmi. In palio ci sono figurine Panini, monopattini e….la stima degli altri ragazzi del gruppo.
Finalmente un mafioso si degna di dare un incarico a Don Pinuzzo, accendendo in lui la speranza di una successiva affiliazione: dovrà portare un suo amico che non vuole pagare il pizzo da Don Mariano, il capomafia. Dopo pochi minuti nei quali l’amico viene picchiato brutalmente Don Peppino comprende di colpo cos’è la mafia e chi era veramente suo padre ed inizia ad avere una tremenda paura. Il mito mafioso che lui romanticamente aveva idealizzato si sgretola in un attimo e la violenza brutale alla quale i malviventi vogliono farlo avvicinare lo terrorizza e lo blocca. Viene perciò chiamato femminuccia e a sua volta pestato.
"Tu sei senza palle. Non sei degno di portare il cognome di tuo padre. Se c’era lui a ‘sto infame gli aveva sparato in testa, violentato la moglie, ammazzato i figli e bruciato la tabaccheria, ma tu sì ‘na cosa inutile. Hai sbagliato Giuseppe. Hai sbagliato e ora so cazzi. Vituzzu, fai vedere a ‘stu minchione come si ammazza un infame".
Il romanzo procede intersecando la storia dei ragazzini con quella dello sfortunato Don Pinuzzo e con la presenza di una misteriosa donna anziana proprietaria di tre cani feroci. Il ritmo del racconto si fa sempre più incalzante fino al termine dell’incubo al quale il lettore giunge letteralmente senza fiato. L’autore sa condensare in 135 pagine una storia aspra che parla della mafia degli anni ’70 e del fascino che ha esercitato verso molte persone, aprendoci gli occhi sul male che ha fatto e sulla violenza fisica e psicologica che ha creato intorno a sé, non fermandosi nemmeno davanti ai bambini. I dialoghi talvolta scritti in siciliano, i soprannomi e alcune descrizioni fanno intuire il legame profondo dell’autore con la propria terra. La scrittura essenziale e chiara e l’ottima costruzione della storia rendono questo romanzo un piccolo diamante assai prezioso: un libro che non si dimentica. Consiglio questo intenso romanzo a tutti i lettori, specialmente agli amanti del thriller poliziesco dalle scene rapide e potenti.
Ivo Tiberio Ginevra ha pubblicato due romanzi con Robin Edizioni, Gli assassini di Cristo (2011) pubblicato in una nuova edizione con I Buoni Cugini editori nel 2019, Sicily Crime (2012) di prossima pubblicazione con la casa editrice I Buoni Cugini e dichiara di non aver mai fatto una presentazione dei suoi romanzi.
Peccato perché mi piacerebbe conoscerlo e fargli i complimenti!
E’ anche direttore della casa editrice I buoni cugini editori che pubblica principalmente opere “dimenticate”, salvando dall’oblio autori come Luigi Natoli. Con questo romanzo inaugura la collana “Sbirri e Sbirrazzi”.
Gabriella Pinamonti
https://www.labottegadelgiallo.com/recensione/guarda-come-si-uccide/
Prima di parlare del romanzo, vorrei fare alcuni cenni sull’autore, Ivo Tiberio Ginevra, scrittore ed editore nato in Sicilia, dove vive tuttora.
Fondatore della casa editrice “I Buoni Cugini editori“, il suo intento è quello di pubblicare opere ormai finite nel contenitore degli oggetti smarriti, a partire da alcuni romanzi di Luigi Natoli, come Squarcialupo, Alla guerra!, Gli ultimi saraceni.
Questi testi non sono mai stati tramutati in libro, ma pubblicati nelle appendici del giornale di Sicilia un secolo fa.
Ha pubblicato due romanzi con Robin Edizioni, Gli assassini di Cristo (2011) Sicily Crime (2012) e dichiara di non aver mai fatto una presentazione dei suoi romanzi.
E mi permetto di dire: “Peccato!”
Perché dopo aver letto questo libricino di 140 pagine di adrenalina pura, il primo istinto che avrete è quello di voler stringere la mano a questo scrittore, il quale ha compiuto ben due scelte coraggiose, quella di aprire una casa editrice – considerata la crisi del mercato editoriale – e di pubblicare il suo romanzo, il primo che inaugura la Collana “Sbirri e Sbirrazzi”.
La trama si svolge nel territorio che Ivo conosce bene: la sua terra, la Sicilia. E ci racconta quanto questa regione sia ormai corrotta e in mano a mafiosi senza scrupoli che non guardano in faccia a nessuno. Il codice etico non esiste più da tempo, così come la speranza di trovare un lavoro onesto e rispettabile senza finire nelle mani della criminalità organizzata.
Ma quando si è ragazzini, si pensa di essere invincibili, tanto da mettersi alla prova con atti di coraggio, entrando in una vecchia clinica abbandonata dei nobili Arpazza, per sfidare i compagni.
La sporcizia e la puzza di muffa all’interno del rudere non ricordano nulla di quello che era in precedenza, una villa trasformata in clinica polispecialistica e dedicata alle malattie respiratorie, bombardata durante la seconda guerra mondiale, causandone il crollo e la morte dei pazienti, dei medici e della sua fondatrice, Ninetta, l’ultima discendente della dinastia Arpazza.
Si diceva che fosse ormai abitata dai fantasmi e proprio per questo motivo méta di ragazzini con la voglia di scommettere chi se la sarebbe fatta sotto prima.
Così fanno Calogero e Ninni, insieme a Andrea, Mauro, Vicè, tutti fra i dodici e i tredici anni.
Comincia così un’avventura che difficilmente i loro occhi dimenticheranno mai..
Sui gradini Calogero pensa alla prova di coraggio che ha fatto con Ninni e con tutti gli altri, pensa ai fantasmi che non esistono e conclude che i mafiosi sono molto peggio degli spiriti.
Primo romanzo che leggo di Ivo Tiberio Ginevra, il quale è riuscito a condensare e a dare una struttura solida in così poche pagine a una storia che ha molto da raccontare, concentrata sui personaggi e sul dramma che ancora si vive in Sicilia. La mafia intesa nel senso più spregevole (perché…ce ne sono altri meno spregevoli?), in cui non c’è rispetto per nessuno, neanche per i bambini.
Un poliziesco con una ristretta ambientazione – mi ha ricordato i generi della “camera chiusa”, anche se in realtà non vi è un colpevole misterioso da scoprire, né un’indagine da portare avanti, ma solo porte da aprire e sorprese da scoprire.
Pensavo di trovare Camilleri..e invece mi sono imbattuta in Ivo Tiberio Ginevra.
Due diversi punti di vista, un’unica grande passione per la propria terra, la stessa consapevolezza di quanto il Male si annidi in profondità, senza lasciare spazio, né fiato, alla speranza.
Quanto coraggio ci vuole per affrontare le proprie paure? Quanto temiamo i nostri spiriti e quanto invece potrebbero vegliare su di noi? Alle volte sono più reali di quanto crediamo..
Lettura scorrevole ma molto cruda, forte.
Cecilia Lavopa
https://contornidinoir.it/2015/07/ivo-tiberio-ginevra-guarda-come-si-uccide/
Recensire un romanzo di un amico (tra l’altro, come molti di voi sanno, collaboratore di ThrillerCafé) non è semplice, ma cercherò di essere il più obiettivo possibile scrivendo di Guarda come si uccide.
Innanzitutto, mi preme sottolineare quanto Ivo Ginevra sia un autore la cui sensibilità vada di pari passo con quella che da tanto tempo dimostra da lettore. Se avete letto qualcuno dei suoi pezzi qui sul sito, saprete di cosa parlo: quella capacità di indagare sul messaggio di chi scrive, i temi che scorrono sotto le trame, dentro le parole. E come sa afferrare visioni e motivazioni dietro al narrato, allo stesso modo Ivo sa costruire una storia che non nasce su carta come incastro di eventi, né si alimenta da sola guidata dai personaggi. Certo, c’è trama a più livelli e ci sono protagonisti interessanti, ma soprattutto c’è la germinazione di una storia che vien su da un seme velenoso. La Mafia.
Quella che per qualcuno non è un tumore da estirpare ma un obiettivo a cui puntare. Don Pinuzzo se la sogna addosso, l’etichetta di mafioso, agognando il giorno in cui smetterà di orbitare attorno ai veri boss solo per discendenza onorata e sarà finalmente parte della Famiglia.
La mafia che non si ferma davanti a niente, neanche ai bambini, che in questa storia tra il thriller e il pulp fanno invece da carnificazione della speranza e del coraggio.
Un confronto che si sviluppa forse in poche pagine, agili e risuonanti anche nei dialoghi di sicilitudine (per dirla alla Sciascia) che non può non richiamare Camilleri, ma che a dispetto della breve durata arde anche a libro richiuso, perché questo round non è che uno degli innumerevoli che ogni giorno si combattono sotto il sole siculo.
E così, benché Guarda come si uccide non sia innovativo nell’impianto del narrato né nelle figure dei personaggi, siamo comunque di fronte a un assieme complessivo meritevole, impacchettato in un libriccino che non avrebbe sfigurato nel catalogo di editori un po’ più noti dei Buoni Cugini, che Ivo stesso ha fondato. E giusto per evitare dubbi: stavolta l’essere editore di se stesso non è un comodo aggiramento dei meccanismi editoriali ma solo una consapevole e deliberata rinuncia a fanfare chiassose e coccarde luccicanti.
Se avete occasione di leggere, concorderete con me.
Giuseppe Pastore
https://www.thrillercafe.it/guarda-come-si-uccide-ivo-tiberio-ginevra/
1974. Un piccolo paese della Sicilia pieno di sole. Immaginatevi una clinica abbandonata tra detriti e sterpaglie, scenario ideale di una storia in bilico tra The body di Stephen King (ma se dico Stand by me – Ricordo di un estate, il film di Rob Reiner che hanno tratto, forse è più chiaro per tutti) e un racconto di Camilleri, impreziosito di dialetto siciliano e malinconia.
Ecco a voi il racconto Guarda come si uccide di Ivo Tiberio Ginevra, primo volume della collana “Sbirri e sbirrazzi” de I buoni cugini editore, casa editrice palermitana di proprietà dello stesso autore. Un vezzo, il racconto, una mascotte di una collana che ha l’ambizione di raccogliere manoscritti di genere poliziesco, thriller, noir, presumo non solo di ambientazione siciliana. (A proposito se ne avete uno ma davvero bello e scritto bene, visto il primo racconto lo standard è piuttosto alto, potete inviarlo a ibuonicugini@libero.it).
Dunque, dicevo, se vi piacciono le favole noir, con coraggiosi poliziotti infiltrati, mafiosi tra il caricaturale e il dannato, ragazzini pronti a mettersi alla prova, cani feroci e presunti fantasmi (ah, ci sono pure quelli, non temete), apprezzerete, come ho apprezzato io questo racconto in cui il bene e il male hanno il volto della Sicilia più vera, dove la mafia ancora (purtroppo) incide con le sue leggi e i suoi codici d’onore malato.
Ma in Sicilia non tutto è mafia, ci sono nobili altruisti e generosi che trasformano le loro ville in sanatori, (il personaggio di Ninetta vi riserverà qualche sorpresa, leggete attentamente le prime pagine) ci sono i carabinieri che rischiano e molte volte perdono la vita per salvare gli altri, e ci sono i ragazzini, per cui i rapporti umani sono ancora fondamentali, sani, i legami autentici.
Guarda come si uccide è un racconto delizioso (anche per gli amanti del pulp), scritto benissimo, e anche piacevolmente confezionato. Proprio l’oggetto libro. Mi preme segnalare infatti anche la bellissima copertina Dall’altra parte foto in bianco e nero di Maria Luisa Lamanna. Buona lettura!