Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo devastata dal Cholera del 1837, nella versione originale pubblicata dalla Tipografia Francesco Lao nel 1838.
Maria e Giorgio o il Cholera in Palermo è un romanzo storico di Vincenzo Linares scritto all’indomani dell’epidemia del terribile morbo che nel 1837 flagellò la Sicilia e in particolare Palermo, portando con sé nel solo capoluogo 27.604 morti. All’inizio si credette che il cordone sanitario predisposto dal Pretore della città avesse impedito l’entrata del colera ed in effetti per tutto l’autunno e l’inverno non ci furono problemi, ma poi alla fine della primavera, una caldissima estate favorì la diffusione della malattia e subito cedettero le organizzazioni preposte al contenimento del morbo, e gli annosi problemi igienici della città facilitarono l’incontrollata strage di cittadini contando circa 1.800 morti al giorno. In questa ambientazione drammaticamente fedele alla realtà, Linares narra di due giovani cuori, Maria e Giorgio, osteggiati nel loro amore dagli interessi di gente senza scrupoli, ma il vero motivo della scelta dell’autore di concepire un romanzo così strutturato era solo quello di poter descrivere la città di Palermo, stretta nella mano dell’orribile malattia con tutte le sue inefficienze, miserie, speranze ed atti di eroismo disinteressato. Da sopravvissuto al colera, Linares riporta il suo lucido ricordo di quei giorni, carichi di dolore, paura, viltà, e attesa, e sebbene stemperato dal feuilleton, il romanzo rappresenta un caposaldo della cosiddetta letteratura “da contagio” insieme a I promessi sposi di Manzoni, I morti tornano… di Luigi Natoli o dell’ancor più moderno La peste di Albert Camus. Ma il romanzo di Linares va ancora oltre, infatti, basterà leggere il brano qui di seguito riportato per farsi un’idea precisa delle mirabili intuizioni del narratore siciliano. Lasciate i dubbi e i timori, la civiltà grida più potente della ragione, lasciate i vecchi usi. Or che i miracoli del vapore si diffondono per tutto il mondo, restate anche voi nel mondo, aprite i vostri porti. Che vi conturba? Il cholera! Vili! Gli uomini cadranno è vero, cadranno migliaia di vittime, ma entreranno migliaia di zecchini. Il commercio la vinca una volta sulle vite, le cose sulle persone; non si spegnerà l’umana razza, s’aumenterà a pubblica ricchezza. Aprite i vostri porti. E l’ammirabile dottrina si spargeva come per incanto dall’uno all’altro polo.
Postfazione del dott. Rosario Atria, esso cui - dopo la Laurea in Lettere alla sapienza di roma - ha conseguitoi l Dottorato di ricerca, discutendo una tesi sulla “narrativa storico-popolare dell’ottocento in sicilia”, si occupa di ricerca in ambito filologico e storico-letterario. autore di studi sulla poesia italiana del Due-trecento, sulla lirica leopardiana, sul romanzo storico dell’otto-novecento, sulla narrativa del secondo novecento e dei primi anni Duemila, ha collaborato al “Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di sicilia. Dalle origini al sec. XViii”, a cura di F . armetta (caltanissetta-roma, sciascia, 2018), opera per la quale è stato estensore di importanti voci, tra cui teognide di megara, Platone in Sicilia, Cielo D’alcamo. collabora con diverse riviste, come “Dialoghi mediterranei” e “il Grandevetro”. Dal 2019 è direttore, con G.L. Bonanno e F .s. calcara, ed editor-in-chief del progetto «Τρισκελής. collana mediterranea di storia, letteratura e varia umanistica».
Copertina: Niccolò Pizzorno
Elaborazione grafica: Maria Squatrito