Sono nato a Palermo nell’agosto 1962 (tempus fugit...) in quella città in cui la miseria più nera e la bellezza assoluta camminano, ogni giorno, a braccetto. Una città che fa delle contraddizioni e dell'emergenza il suo pane quotidiano e che rimane sempre sospesa sull'orlo di un precipizio.
Questo breve romanzo non ha la pretesa di essere una descrizione attuale della città e dei suoi abitanti, giacché la globalizzazione e la desertificazione dei luoghi dell'anima in favore di una rapidità vorticosa e impersonale della comunicazione, fanno sì che tutto cambi con una velocità impressionante da un giorno all'altro, stravolgendo il nostro modo di pensare, le nostre abitudini e persino il nostro modo di essere. Per chi, come me, si avvicina ai sessant’anni molti luoghi di questa città sono profondamente cambiati, altri non esistono più se non nelle emozioni dei nostri ricordi d’infanzia e di giovinezza. Eppure, nella nostra generazione, è sempre forte il desiderio di opporsi a questa tabula rasa, che cancelli tutto, ciò che siamo, o quasi, che ci renda impersonali cittadini anonimi di un mondo virtuale senza confini ma anche senza emozioni e identità. Per questo ho provato a raccontare, attraverso le vicende dell'ex ispettore di polizia Geraci e dei tanti personaggi che ruotano attorno alla sua intricata vicenda personale, una parte di Palermo che noi amiamo e odiamo al tempo stesso, ma che sopravvive in noi e comunque ci appassiona perché è sempre fortemente parte di noi.
Vincenzo Ieracitano